Potete avere qualsiasi idea sulle crypto. Moda passeggera, la più grande bolla dal tempo dei tulipani (quante volte l’abbiamo sentita questa?), oro degli sciocchi, ponzi, truffe e chi più ne ha…certo, io devo mediare il mio spirito da semimassimalista Bitcoin, però potrei dirvi che sarebbe “sufficiente” leggere il whitepaper e capire come concretamente funziona Bitcoin per comprendere immediatamente come non si tratti di una truffa.
Come sempre, è bene allargare la visuale e se possibile, guardare cosa fanno i grandi.
Primi anni 90. Dell/Microsoft/AOL/Netscape, gli istituzionali si perdono il primo bull market che fa arricchire tanti investitori privati. Nel 94/95 arriva il primo bear market, e le stesse istituzioni sbraitano che chi compra internet stocks è un’idiota…mi salta in mente un certo Jamie Dimon, Chief Executive Officer di JPMorgan Chase che pià volte ha bastonato Bitcoin. Nello stesso tempo, le allocazioni istituzionali in venture capital internet triplicano.
Primi 2000, dotcom crash, la CNBC che annuncia a ripetizione come le tech stocks fossero il male, da evitare come la peste. Poi se si va a ritroso a scartabellare nei quarterly filings, le istituzioni stavano allora comprando massicciamente.
Questo è, banalmente detto, come si arricchiscono i ricchi. Sanno, sono connessi, sono coordinati e talvolta possono ritoccare un poco le informazioni.
Senza cadere nell’insider trading, la manipolazione delle informazioni è un fatto che accade regolarmente e per cui raramente si finisce in galera
2011/2012 Blackstone group acquisisce circa 50mila unità immobiliari nello stesso periodo in cui per una grandissima fetta di americani era impossibile stipulare un mutuo, In totale, questi investitori dalle tasche profonde hanno acquistato più di 200mila case a buon mercato, per lo più pignorate, nelle città più colpite dal tracollo economico, tra l’altro facendo finta di accollarsi di quella spazzatura per il bene comune. Salvo che non si trattava più di spazzatura, una volta crollata del 60%.
Le stesse istituzioni che avevano creato il problema elargendo mutui con leggerezza, ora entravano in scena, come eroi salvifici.
Allo stesso modo…
Settembre 2017, Jamie Dimon (JP Morgan), asserisce che Bitcoin è una frode e che avrebbe licenziato qualunque dei suoi traders ne fosse in possesso.
Bitcoin droppa del 24%.
Quello stesso fine settimana il più grande buyer di un fondo europeo in derivati Btc è stato Morgan Stanley/JP Morgan. Etico, vero?
George Soros, Gennaio 2018: Bitcoin è il peggior investimento al mondo, non compratelo. Correzione a venire di oltre il 44% e ad Aprile il suo “family office” da 26 miliardi ha l’ok per comprare crypto.
Febbario 2018 Goldman Sachs: la maggior parte delle crypto andrà a zero. Maggio 2018, new trading desk di Goldman sulle crypto.
Ora, buona parte di noi sa che le crypto sono qui per restare.
Prendiamo Bitcoin. La forma più resiliente di criptovaluta presente sul mercato, in un certo senso la più primitiva, perché appositamente strutturata per funzionare nel più avverso clima possibile, quindi poco incline ad accettare cambianenti potenzialmente destabilizzanti se non debitamente testati.
Il mondo delle criptovalute è in completo e costante divenire, con idee che si susseguono in un flusso caleidoscopico ed esagerato, un melting pot di innovazione che si scontra con un’infrastruttura che ha dei notevoli limiti per via del disegno dalla quale deriva e delle problematiche in cui incappa ogni volta che tenta discostarsene.
Avete mai notato come buona parte dei progetti defi poggi le sue basi su Eth (che definire decentralizzata è una presa in giro) o su chain controllate da enti centrali?
Qui si sta sognando il futuro della finanza ma bisogna scontrarsi con definite e grandi problematiche tecniche. Quei rari progetti che cercano un’alternativa nuova e potenzialmente efficiente ad una infrastruttura ossificata come quella di Bitcoin, non sono presi in considerazione, premiando invece coin senza vere usecase e con faccette di animaletti in bella mostra.
E’ tutto da buttare quindi? Assolutamente no…al di là della mera speculazione che per carità, può dare i suoi frutti se uno riesce a cavalcare la moda del momento, sono sicuro che là fuori ci siano gemme tecnologicamente convincenti, con un futuro roseo e solido.
Il punto per cui non si possano ignorare le crypto oggi, è che stiamo assistendo ad un avvicendamento generazionale. I soldi stanno scivolando nelle mani dei millennials, che dai sondaggi sembrano inclini a spostare buona parte dei loro capitali in asset digitali. Le generazioni successive sono le prime ben disposte, senza porsi domande di sorta, a conferire valore ad un bene immateriale, l’ostacolo principe che l’uomo medio incontra nel valutare questa nascente asset class. Guardiamo all’esplosione di interesse che c’è stato negli nft. Dall’attribuzione di valore ad un bene digitale, all’apprezzamento delle caratteristiche permissionless e di store of value alternativo dello stesso, il passo è veramente breve e la sola quantità di indirizzi da meno di 0.1 Btc non fa che confermare un trend in voga da più di dieci anni.
Oramai la parola blockchain è davvero sulla bocca di tutti, in attesa della prossima applicazione che, come è stato Bitcoin, sarà la prossima killer app.
Ricordiamoci che ogni tecnologia dirompente è accolta con sherno, indifferenza, noncuranza, poi si afferma, e cambia il mondo.
Nel frattempo…c’è da guadagnarci!